Il lago di Cei

 

« Sognante specchio d'acqua

contornato da fitte famiglie di giunchi.

Grandi distese di ninfee e lunghi silenzi: in mezzo...un'isoletta selvosa coperta d'abeti e di bianche betulle.

Sulle tue rive m'indugio a sognar: struggenti ricordi del passato s'intreccian ad immagini ed emozioni recenti...

Qui tutto m'è dolce anche le cose più tristi. »

 

(Ennio Petrolli, "Sentiero di montagna")

Il laghetto di Cei, situato nell'alpestre valletta omonima, tributaria della Valle Lagarina, in un'amena conca verde, all'altezza di m. 918 s.m. è luogo di villeggiatura estiva frequentato specialmente dai Roveretani. La Valle di Cei, con direzione NNE-SSO, è parallela alla Valle Lagarina stessa ed è sovrastata ad Ovest dalle nude creste rocciose del Gruppo del Bondone con pareti talora strapiombanti e potenti frane; proprio ad una di queste è dovuta la nascita del lago, fatta risalire tramite l'analisi di alcuni maestosi faggi,trovati nella torba del lago, alla meta del 1200.

 

Lo sguardo spazia dal Monte Stivo (m. 2045), costituente la parte meridionale del gruppo suddetto, a Cima Bassa (m. 1684), Cima Alta (m. 1915), la Rocchetta (m. 1661), alla Becca (m. 1571) e Mavrina fino al Cornetto (m. 2138), il più alto di tutta la catena del Bondone, che separa la Valle dell'Adige da quella del Sarca.

Ad Est il verdeggiante e poco elevato Gruppo della Pastornada (m. 1242), con Cimana e Dosso Pagano, separa la Valle di Cei dalla Valle Lagarina. Anticamente tutta la conca, il cui nome deriva dal tedesco (Cei, dial. Zei, da See = Lago, Valle dei Laghi) era occupata da un unico lago. Ora invece esso si è in gran parte prosciugato, lasciando nel valle formazioni torbose e surtumose e riducendosi a due piccoli laghetti assai vicini, il maggiore dei quali, sviluppato longitudinalmente, presenta rive assai irregolari con appartate insenature e piccoli promontori. Le acque , sempre tranquille, misurano profondità minima,giungendo appena a m. 7.10.

L'unito rilievo planimetrico e i profili sono stati accuratamente eseguiti dal geom. M. Ferrari durante il corso delle ricerche, coadiuvato dal personale tecnico del Museo. La trasparenza delle acque verdi-turchine è minima, infatti, il disco Secchi è visibile appena fino a 4 metri. Il colore è assai variabile in rapporto alla vegetazione e alla posizione del sole. Infatti, la mattina fu riscontrata, nella parte più a nord del Lago, una colorazione uguale al n. 6 della gradazione Forel. Il dopopranzo il colore varia e si giunge al n. 8, e taloraanche 9 della scala suddetta. Nella parte SE del lago v'è un'isoletta con boschi di larici. Sulle rive abbondano i salici, i canneti e i giunchi. Lo scirpeto, il fragmiteto ed il cariceto sono ben delimitati nel rilievo planimetricoaccennato. Nei seni, specialmente meridionali, dove le acque sono più profonde, vegetano rigogliose ninfee (Nimphea alba) e nannufari(Nuphar luteum) dando al lago un aspetto quasi di stagno.


Gran quantità di alghe appare dal fondo, ricco di anodonte (Anodonta debettana), e di gamberi. Il ricambio di acqua è minimo, essendo il lago alimentato a nord da una minuscola sorgente sotterranea, che d'estate causa in quel punto (ben marcato nella planimetria) un notevole e brusco abbassamento della temperatura e d'inverno invece un intiepidimentodelle acque, che ivi non gelano. Magnifici boschi di conifere, fra le quali sono seminascoste numerose villette, fanno corona al Lago, specchiandosi nelle sue acque verde-azzurre e rendendole ancora più cupe.

 

Le acque del Lago più grande, ora descritto, si versano per mezzo di un rigagnolo nel lago minore, chiamato Lagabis o Lagavis (Lago abisso o Lago al prato). Il Lagabis, quasi circolare, ha la forma di un piccolo imbuto, è meno profondo, raggiungendo appena i 6 m. di profondità, contrariamente alla credenza popolare secondo la quale sarebbe profondissimo: il livello èdi 40 cm. più basso rispetto a quello del bacino maggiore. Da questa minuscola conca lacustre, pure ricca di vegetazione, esce l'emissario (Rio Arione n.d.a.), che attraverso la zona torbosa del fondovalle scorre a Nord fino ad unirsi col Rio di Cimone, che sbocca poi nella Valle Lagarina ad Aldeno.

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